C’è l’infermiera A. che porta sempre dei bellissimi gioielli luminosi come lei, si è separata in questi giorni e non si ritrova nella sua nuova vita, ma sta dimagrendo finalmente, ed è felice di sentirsi fisicamente meglio. C’è l’infermiera I. che è giovane e bellissima, potrebbe fare la modella, si arrabbia spesso, ma è tutta scena. Ha un fidanzato laureato che non trova lavoro e si arrabbatta come commesso da z. da tre anni. Non è facile ma sono giovani e indignati, ce la faranno. C’è l’infermiera T. che ha due bimbe come le mie e mi fa sempre ridere. C’è l’infermiera V. che gestisce da sola due gemelli di 8 anni, è una madre severissima, ma ha le ambizioni giuste, è integerrima e ha un’ironia di ferro. C’è l’infermiere S. che sceglie la musica migliore in somministrazione. C’è l’infermiera G. che è bella e magra e dolce e come prende le vene lei, nessuno. Ma è troppo magra e stiamo tutti in pensiero. C’è la psiconcologa F. che sinceramente è sempre troppo bella e sorridente per avere mai voglia di sedermici di fronte e spiegargli se sto di merda. Ma per fortuna non ci sto quasi mai.
C’è il caposala baffone che ogni mattina arriva con un fascio di giornali dalla metro perché i pazienti possano leggere qualcosa di nuovo (oltre le mie vecchie copie di Internazionale). E’ un mago con le medicazioni. Ha le mani d’oro, davvero, ed è veramente simpatico. C’è l’Oncologa col nome di un fiore, che è giovane e brava, ma è precaria e qualche volta non sa dire le cose nel modo giusto, ma è sempre sincera. C’è l’Oncolga S. che è alta, bella, preparatissima, con due cani belli e magri come lei. Poteva fare la viaggiatrice di professione, si vede. Non lascia mai niente al caso e se hai un dubbio, non perde tempo e te lo toglie. Mr. Clint lo conoscete già. Ma c’è anche R. che si occupa di noi pazienti con efficienza e un bel po’ di sorrisi. C’è L. dalle lunghe ciglia, che porta avanti e indietro provette ed esami, e da quando quella volta che piangevo disperata mi ha chiesto “come va?” vincendo la sua proverbiale timidezza, ha un posto speciale nel mio cuore. So che adora le merendine, ma adesso si è messa a dieta, e adora i gatti. E ci sono le ematologhe pazze che se capitavano a me le prendevo a sassate, ma per fortuna non mi sono capitate. E ci sono le infermiere A. e N. che non si occupano di noi, ma mi salutano sempre per nome. E il dottor C. che anche lui è sempre cortesissimo e gentile. Poi ci sono gli allievi e le allieve, che cambiano spesso. Adesso ci sono due suorine spagnole vestite di bianco che sono fantastiche. Sono efficienti, bravissime, trottano tutto il tempo e se ti sei mai chiesto cosa significhi la sollecitudine amorevole, beh, eccole qua. E poi ci siamo noi pazienti, chi più e chi meno in forma, chi è di passaggio per non tornare, e chi arriva per restare a lungo. Non volano mai parole di troppo e il clima è abbastanza buono. Semmai un po’ senile, ma ci sta.
Questo è il posto dove si prendono cura di me da tre anni e mezzo e gli sono grata ogni giorno. E’ anche merito di Obi ed è ancora più importante per questo. Spero che non cambi mai, nonostante lo scempio dei delinquenti che gestiscono alcune cose della Sanità nel nostro paese. Ma è la mia seconda casa. E le voglio bene. E voglio bene a tutti quelli che la abitano o ci passano, per poco o per molto tempo.
E questo è un post d’amore.
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Questo post,scritto con amore,mi ha commossa fino alle lacrime.Penso sempre di essere osservata con spirito critico dalle mie pazienti,so che nelle ore trascorse prima e durante la terapia non c’è niente di meglio che osservare da quella singolare platea il palco su cui noi operatori ci muoviamo,so anche che la porta della stanza che si apre,quando non si attende niente,è un momento di curiosità.Spero di essere un’interprete accettabile su quel palco.Ti ringrazio soprattutto per le parole dolci che hai dedicato a chi ” trasporta provette ed esami”,spesso queste figure sono come comparse mute,pezzi d’arredo, per questo sono così timide ma mi chiedono sempre delle mie pazienti con partecipazione e quando riescono a comunicare con loro
cerano di dare il meglio e sono così orgogliose di aver contribuito a qualcosa di importante,racconterò del tuo scritto alle” mie” L.Grazie ancora,come dico grazie congedandomi dalle mie donne,loro mi chiedono perchè io lo so
belle queste tue parole, ti mando un sorriso di riconoscenza reciproca
oggi per la terza volta in quattro anni il mio camice bianco,o come la chiamo io il mio angelo biondo,mi ha teso la sua mano sapiente e il suo dolce cuore….
Cara Ele quattro anni fa mi hai salvato riconoscendo il cancro prima di tutti e offrendomi una speranza di uscita,abbiamo condiviso momenti emotivamente forti e se oggi trovo ancora la forza di reagire all’ennesimo ritorno lo devo a te…mi sembra ieri di rivederci sedute insieme
a osservare il sole e parlare come due amiche al bar invece che su una terrazza d’ospedale io con la mia borsetta di drenaggi tu con la tua cuffietta da sala operatoria tutta colorata ….
questo ultimo anno è stato molto doloroso per te ma non ti sei mai persa….grazie ele grazie di esserci sei veramente un doc con a D,
come tutte voi ho passato gli ultimi anni con persone meravigliose.. che da estranee sono diventate amiche. Oltre che prendersi cura di me fisicamente lo hanno fatto anche moralmente sempre pronte e disponibili a dispensare sorrisi e gentilezze e vi assicuro mai forzate, andare a fare la chemio era più sopportabile grazie a loro e a loro(infermiere e medici ) penso ogni gg ….con affetto
sì, diventa proprio una seconda famiglia, in una casa “speciale” dove invece di essere noi a prenderci cura di tutto e degli altri, sono gli altri a prendersi cura di noi. E’ una cosa importantissima per i nostri cuori e per la guarigione, non necessariamente clinica, ma quella del cuore.
Leggendo questo post d’amore ho fatto una riflessione su quanto è importante per un malato l’ambiente ospedaliero e le persone che vi lavorano.Succede che presi dalle nostre sofferenze non ci accorgiamo di (medici,infermieri portantini)che quotidianamente vivono la sofferenza impotenti senza poterla alleviare, per loro non deve essere facile discernere il lavoro dal rapporto umano e dai propri problemi, e vero cè qualcuno che è scorbutico o addirittura maleducato ma questo non ci deve meravigliare succede in tutti gli ambienti di lavoro ,ma per fortuna la maggior parte del personale medico è preparato e umano e grazie alle loro amorevoli cure e all’assistenza che ci offrono che possiamo guarire il corpo e come scrive widepeak anche per i nostri cuori un saluto e un abbraccio a tutte e che Dio ci benedica Maria Grazia
Un abbraccio Maria Grazia, rispondo dopo tanto tempo a questi commenti e mi scuso, ma spero che questo tempo abbia portato via la tua malattia. Un abbraccio
io ho trovato tanta cortesia, tanti sorrisi e un ambiente veramente familiare…..
quello che però è mancata è stata la sincerità….
nn si può nn dare risposte eloquenti a domande eloquenti….
gli oncologi hanno ritenuto mio papà plurimetastatico nn terminale fino al giorno 30 novembre
il 3 dicembre è diventato terminale ( eppure stava male uguale) e il giorno dell immacolata è morto. nn parlo di errori di cure nn incolpo nessuno della sua morte però avrei voluto più sincerità. solo il suo medico di base ha avuto il coraggio di dirmi si dalla scoperta del cancro la verità definendo la situazione di mio papà una battaglia persa……
peccato perchè avrei voluto sapere a cosa andavo incontro anche perchè mio papà è morto in soli 7 mesi e quando vai in day hospital a fare la chemio e senti storie di persone ke ci convivono da anni ti illudi….. e l illusione i alcune circostanze è devastante.
Hai ragione, la sincerità e la verità sono imprescindibili, diritti inalienabili del paziente e, a seconda dei casi, dei familiari.
É bello avere la conferma che quello che fai e l amore con cui lo fai arriva al cuore delle persone.Sono una “portaprovette”ed ho sempre seguito con il cuore le vicende delle pazienti, le ho tranquillizzate,coccolate…Poi ètoccato a me….e all’improvviso le stesse persone con cui condividevo il lavoro quotidianamente sono diventate punto di riferimento per iniziare la mia lotta. Anche io dentro quella sala durante le terapie mi sono sentita confortata dal sorriso di G. Dalla dolcezza di S. Ognuno a modo suo mi ha lasciato qualcosa. E credo di aver incrociato i tuoi occhi durante una seduta!!!
Davvero? Chissà! Proprio oggi in sala somministrazione mi sono chiesta se tra le pazienti più giovani, magari ci si conosceva “virtualmente”…