Novembre è un mese ricco di anniversari per me. C’è il mio re-birthday, ma c’è anche l’ultimo giorno di ospedale. Oggi. Si, oggi sono 8 anni che sono uscita, direttamente dalla camera sterile, e me ne sono tornata a casa senza più fare un giorno di degenza (fino ad ora, meglio non sfidare la sorte ) Era una settimana che aspettavo il momento id andare via, ma una febbre imprevista mi teneva rinchiusa nella cameretta vista cementificio. Una cosa veramente snervante. Ogni giorno arrivava l’ora di misurare la temperatura e ogni giorno quei pochi decimi mi imprigionavano per altre 24 ore. Finalmente il termometro ha dato risultati positivi e il mio doc ha potuto sentenziare “domani vai a casa!!!!”. Evviva!!!! Anche la giornata è stata lunghissima. Quando uno aspetta un momento con tanta impazienza, il tempo non passa mai! Ovviamente c’erano altre priorità che non la mia lettera di dimissione, almeno per i medici e per gli altri pazienti, ma per me…una specie di tortura. Nel pomeriggio mi hanno tolto il CVC, non potevo crederci…LIBERA!!!! Niente pompa attaccata e, soprattutto, niente tubo che esce dal petto. Solo un cerottino che è sparito poco dopo…una favola insomma! Nei giorni precedenti avevo programmato la mia uscita dalla cameretta, dal reparto e finalmente dall’ospedale con tutti i dettagli. Mio fratello mi aveva portato i vestiti prescelti: vestitino di lana nero, aderentissimo (avevo una linea da top model all’epoca) lungo fino al ginocchio, calze nere super coprenti, stivali con i tacchi altissimi. Insomma, dopo mesi di pigiamini volevo un’uscita in grande stile…e pazienza se non avevo neanche un capello in testa, niente ciglia nè sopracciglia…ero LIBERA!!!!! Ancora rido per lo sgomento di mia madre quando ha visto che il mio fratellone, poco pratico di abiti femminili, mi aveva portato delle autoreggenti invece del collant. “non puoi uscire con queste, prendi freddo!!!” Non ci potevo credere che stesse dicendo sul serio. Da dove mi doveva entrare il freddo? Vabbè, però io volevo il mio vestitino e l’ho avuto con buona pace delle sue preoccupazioni un tantino assurde. Mi hanno fatto aspettare fino alle nove di sera prima di farmi uscire ma ricordo la gioia intensa di percorrere con la mia valigetta il corridoio del reparto e di uscire all’aperto pensando tra me: è finita! Certo, non c’era la certezza che non sarei dovuta tornare per una qualsiasi delle migliaia di cose che potevano andare storte, ma in quel momento io non ci pensavo, non le tenevo in considerazione. Era finita e basta!
Che dolci ricordi, che sensazioni forti che non mi lasceranno mai! E l’amaro allora? Quello l’ho scoperto il giorno dopo. La fine della battaglia di una cara amica, con un epilogo totalmente diverso dal mio, durante le stesse ore in cui io raggiungevo la mia libertà. Ci penso sempre, ad ogni anniversario, e rende quel momento di gioia venato di una intensa tristezza che, non so come, riesce a velare ma non ad eliminare la mia felicità.
Ciao piccola Sandra, per me sei ancora la stellina più brillante del mio cielo.
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