3…2…1…BOM!

spilloIn ematologia purtroppo o per fortuna siamo sempre in tanti. Un’unica sala d’aspetto per tutti coloro che devono fare gli esami del sangue, le visite o la terapia… Poi ci sono loro: i pazienti in attesa della BOM, la biopsia osteo-midollare. Sono esattamente come tutti gli altri, ma la loro espressione per me è inconfondibile perché mi ricorda il mio stato d’animo di quel giorno: è un misto tra ansia, paura e curiosità, visto che non si sa ancora a cosa si va incontro. Ecco…oggi vi racconto la mia prima ed unica (per fortuna) BOM. Ho pensato tanto se parlarne o meno, perché non vorrei spaventare o impressionare qualcuno, ma poi mi sono detta: dopo tutto quello che ho scritto come posso non raccontare la cosa che più mi è rimasta impressa di questi mesi??? Quindi facciamo così: se siete in attesa di fare una BOM o vi impressionate facilmente finite di leggere qua, altrimenti ecco a voi come ho passato lo scorso 14 aprile.

“Valentina Esse in ambulatorio biopsie!” Mi alzo e mi avvio verso lo stanzino. All’interno c’erano 3 persone: il chirurgo, l’assistente ed un’infermiera. Chiedo se può entrare uno dei miei genitori con me, ma mi rispondono che l’intervento è un po’ impressionante e che quindi sarebbe stato meglio andare da sola (molto incoraggiante)! Mi hanno fatta sdraiare a pancia in giù e mentre loro si accingevano a preparare l’anestesia, io ero già nel panico più totale: se c’è una cosa che ho capito in questi mesi per ospedali è che quando il personale inizia a parlarti della sua vita o a farti domande con l’obiettivo di distrarti, allora puoi stare certa che andrai incontro a qualcosa di doloroso. E così è stato. L’anestesia brucia abbastanza: tocca con la punta dell’ago la parte dell’osso da prelevare. Già ne avevo abbastanza di quel leggero fastidio, quando l’infermiera mi ha preso le braccia, se le è messe intorno al collo e, a 10 cm dalla mia faccia, ha iniziato a raccontare dei fiori che aveva piantato nell’orto e di suo figlio in giro per il mondo. Tutta una scusa per tenermi ferma e “mentalmente impegnata”, ovviamente.

Non fanno in tempo a dirmi di stare immobile che sento QUELLO strumento. Io non so cosa fosse, né che forma avesse, ma mi sono creata un’immagine mentale in base al l’orribile sensazione che ho provato. Doveva essere un misto tra un levatorsoli e un cavatappi, o meglio, un levatorsoli filettato. Insomma, fatto sta che finché entrava nella carne l’anestesia ha funzionato alla grande, ma appena ha iniziato a girare per entrare avvitandosi nell’osso del mio povero bacino io credo di aver recitato mentalmente in un solo secondo tutte le imprecazioni conosciute e non. Ricordo di avere anche chiesto all’infermiera di smettere di parlare dei suoi maledetti fiori. Una volta inserito il levatorsoli, ecco arrivare il peggio del peggio. È bastato un colpo laterale del chirurgo e… CRIC… il pezzo d’ossicino si è staccato di colpo! Brrrr!  Io quel cric non lo scorderò mai più, e non scorderò neanche la successiva sensazione di sottovuoto che ho provato mentre finalmente l’osso veniva estratto. Praticamente è come essere una bottiglia di spumante in attesa di essere “stappata”…

Alla fine mi sono rialzata. Il chirurgo mi ha chiesto se volessi vedere il mio pezzetto di osso: un cilindretto sottile che galleggiava in una sostanza gelatinosa trasparente. Neanche così impressionante. Sono uscita dallo stanzino dopo un quarto d’ora di tortura tenendomi premuta la benda. Al di sotto un semplice puntino. Incredibile come una cosa così fastidiosa possa non lasciare tracce e durare così poco. Non ne vale neanche la pena…

 

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2 risposte a 3…2…1…BOM!

  1. Maristella ha detto:

    MA PERCHE??? CAZZO MA PERCHE??????..
    TI ABBRACCIO.

    • Io e il Signor H ha detto:

      Purtroppo perché dovevo controllare che il midollo non fosse stato intaccato dalla malattia. E, grazie a Dio, non lo era. Il mio pensiero va a tutti quelli che purtroppo devono ripetere periodicamente questo esame per i controlli. Io adesso, con la precedente esperienza sulle spalle, arriverei su quel lettino facendomela addosso…
      Ricambio l’abbraccio.
      Vale

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