Come in un gioco da tavolo, facciamo finta che abbia sbagliato lancio del dado. Sono finita su una casella bianca che recita: “allergia: resti ferma 7 giorni e poi torni alla casella rossa” (questo è un linguaggio cifrato da chemioterapici, chiedo perdono a tutti quelli che fortunatamente per loro non sanno di cosa parlo). In questo bel gioco dell’oca per ora ho vinto altri due cicli cosiddetti pesanti, da comiciare venerdì. Ho anche vergognosamente chiesto uno sconto della pena alla mia dottoressa, ma niente da fare. Si fa come dice lei, ormai siamo alla fine. E’ stata una caduta di dignità, ma è la prima volta da quando ho cominciato questa bella avventura che mi sento così stanca.
Stasera ho anche l’incontro psicologico con il Gruppo Arcobaleno, sono curiosa di vedere se con il mio umore ballerino riesco a innescare un qualche effetto domino tra le partecipanti. Ma no, dai, speriamo di no: non vorrei mai essere etichettata come la sabotatrice del gruppo, ora che più che mai ho bisogno di consenso.
La cosa più terribile di quando si entra nei circoli viziosi dello sconforto esistenziale è che non ci si rende neanche conto delle cose belle che ci capitano: per esempio in questi giorni ho recuperato completamente l’uso del braccio operato, liberandomi da quell’imbarazzante saluto romano che mi contraddistingueva da mesi, e non me ne sono quasi accorta. E poi oggi mi sono sorpresa per la prima volta a fare un progetto sul futuro: è capitato così, ero in macchina, sovrappensiero, ed ho espresso un desiderio “normale” su quello che vorrei fare da grande.
Va bene, basta divagare: sarà meglio che per adesso mi concentri su questo benedetto turno di gioco. Stavolta però, prima di lanciare i dadi, darò libero sfogo ad ogni tipo di gesto scaramantico.
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