Di ritorno da una serie di cose, stamattina stavo prendendo le mie varie pillolette. Da sabato non sembra che abbia sviluppato (ancora?) effetti collaterali, ma poiché da sabato ogni sera sono anche dovuta uscire ogni sera per diletto o per lavoro, ora sono completamente sfatta e non saprei se è colpa della chemio o di questa vita spericolata che non posso proprio permettermi. Ad ogni modo, stavo lì di corsa prima di uscire a prendermi le mie varie pillole. Finora Lilla e Nina non si erano accorte che ogni tanto la mamma si metteva a ingurgitare svariate pasticche, ma oggi si, ed è notorio, i soggetti sotto al metro e 20 hanno un intuito particolare e delle antennine sensibilissime e gli piace stare lì a ravanarti l’anima più che possono. Ecco la conversazione che è seguita tra me e Nina, mentre Lilla immobile (e Lilla non sta MAI ferma) ci guardava fissa e ascoltava:
Nina: “Che fai?”
Io: “Prendo delle pillole”
Nina: “E perché?”
Io: “Perché mamma ha una malattia e deve prendere delle pillole per curarsi”
Nina: “Che malattia è?”
Io: “Una malattia ai polmoni. Ma è piccola piccola e le pillole servono a tenerla ferma”
Nina: “Sì, ma che malattia è?”
Io: “E’ una malattia di puntini ai polmoni di mamma. Puntini minuscoli”
Nina: “Sì, ma come si chiama?”
Pausa.
“Si chiama tumore”.
“Ah”.
L’anno scorso era ancora più piccola e non avevo dato un nome a quella malattia che mi aveva lasciato senza capelli. Le avevo spiegato tutto e avevo cercato di difenderla allo stesso tempo, e quando i suoi compagni di scuola cominciarono a prendermi in giro per i miei turbanti, presi l’abitudine di accompagnarla con un cappello integrale sulla testa.
Ma adesso è diverso, e la cosa più buffa stamattina è che la mia esitazione nel risponderle non è stata dovuta alla scelta delle parole, ma alla paura che lei chiamando le cose con il loro nome, d’ora in poi, possa spaventare gli altri.
Ma sapete che c’è, care la mia Nina e Lilla? A noi le parole non ci spaventano affatto, non ci spaventa niente. E gli altri non possono essere sempre un problema nostro.
Ecco.
Certo, se adesso Nina va da Obi a dirgli “sai che mamma c’ha il tumore”, Obi non si riprende più prima di giovedi prossimo. Anzi, magari ora lo chiamo e lo preparo, va…
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