Il sottotitolo è Diario di una malata di cancro. Credo che di tutti i libri che ho letto in questi quasi 2 anni sulla malattia, questo è il più vicino a me. Anche se è un libro trovato per caso, lo scorso inverno, poco pubblicizzato, poco noto.
Per la prima volta vi ho ritrovato una donna che non usa la metafora del combattimento, ma del viaggio. E mi ci sono sentita vicina, immediatamente. E’ un diario, ma molto ben scritto, profondo. Vi ho trovato tantissime analogie alla mia personale esperienza, non in termini diagnostici, ma di vissuto. L’unica differenza, direi, è nell’età che abbiamo diversa (credo che l’autrice, al momento della diagnosi, abbia una 50ina d’anni) e nel fatto che se non hai figli piccoli, sotto chemio, puoi riposarti di più, puoi chiuderti un poco di più. Ed è sicuramente una necessità del corpo e dello spirito. Ma del resto avere dei figli piccoli è anche quanto ti dà una forza e un’energia che altrimenti non avresti, e sai che te la darà sempre. Nonostante il sempre per te sia diventato una cosa minuscola. Vorrei trascrivere qui tutte le riflessioni che ho sottolineato nel libro, ma ora che lo riapro, vedo che sono tantissime. E mi viene voglia di rileggerlo. E vorrei aver trovato on line più cose sull’autrice, perché la sento così vicina che mi sembra di aver dialogato con lei dall’inizio. Lo consiglio vivamente. Anche agli operatori.
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