Dunque, ieri ho concluso il follow-up trimestrale con la visita oncologica di riepilogo. E’ andato tutto bene, ma è successa una cosa che mi ha scombussolata, quindi non so esattamente che razza di post ci salterà fuori oggi. Anzi, a dirla tutta sto scrivendo proprio per tentare di fare un po’ di ordine mentale, e sono curiosa di vedere cosa succede.
In sostanza, io sto bene. Sono solo un filo stanca, ma nella media delle madri moderne. Alla fine della visita mi hanno detto che, vista la tipologia del mio tumore (ne ho vinto in premio uno poco curabile e che in genere tende a recidivare molto presto), il fatto che non mi sia riammalata in questi due anni mi colloca, a livello statistico, nella categoria dei guariti. E’ un discorso sottile, basato su un fine ragionamento probabilistico che vi eviterei volentieri, se non vi dispiace. Insomma, adesso devo fare lo sforzo di considerarmi guarita, anche se questo mi risulta un tantino difficile, dal momento che i miei prossimi controlli sono fissati tra tre-quattro mesi. Ora non dico che sentirsi definire guarita sia una brutta cosa, anzi. E’ un’emozione indescrivibile: sarò banale, ma sembra davvero di toccare il cielo con tutte e due le mani. Poi, però, passato il momento di comprensibile commozione, rimangono molte domande in sospeso, almeno per me.
Il problema è che io, a parte le conseguenze della chemio, adesso sono in perfetta salute fisica e mentale (ebbene sì), ma non ce la faccio a chiudere così in fretta tutta la questione. La guarigione per me non è solo un numero. Nonostante la mia fervida fantasia, durante tutto questo periodo di convivenza con la malattia non ho mai perso la lucidità, e il caso vuole che me ne intenda anche un pochino di statistica: quindi non me ne frega niente di sapere che io, Tizio e Caio abbiamo la stessa probabilità di morire di tumore nei prossimi tot anni. Con rispetto per gli ignari Tizio e Caio, ovviamente, ai quali auguro solo un gran bene.
No, come ho avuto il mio tumore io avrò anche la mia guarigione, e con i miei tempi: e non sarà un numero percentuale, ma una porta spalancata sul futuro, con il diritto al disordine emotivo, alla speranza, alla paura, alla felicità e alla tristezza, come qualsiasi altro essere umano. E se non riesco ancora a vedere lontano è solo perchè la terapia mi ha lasciato gli occhi più miopi. E la lacrima più facile, nel bene e nel male, ma questo lo sapete già.
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