Oggi è un giorno importante. Innanzi tutto ho finito i controlli semestrali e sono stata promossa. Come da copione c’è sempre qualcosetta da tenere sotto controllo, ma è roba che non cresce, parliamoci chiaro, quindi non ci deve impensierire più di tanto. Anche perché sto entrando nella fascia di età in cui fare visite regolari fa parte della norma, e questo dovrebbe valere un po’ per tutti.
Poi c’è il libro di Anna Lisa, che esce appunto oggi. Non ce l’ho ancora tra le mani, ma questo è il dettaglio meno importante, credetemi. Ho letto l’articolo sulla Stampa ed è bastato a farmi commuovere profondamente. Forse perché anch’io ho un vasetto del miele di Anna Lisa e lo mangio a piccolissime dosi, e vorrei che non finisse mai.
Infine c’è la ricorrenza. Cinque anni fa scoprivo il mio tumore grazie all’autopalpazione. Ve lo dico senza tanti giri di parole: le mie probabilità di essere qui a parlarne – il 17 aprile di cinque anni dopo – allora non sembravano tanto alte. Noto che la gente si emoziona sempre quando lo sottolineo, e anche io trattengo a stento le lacrime, perdo ogni forma di spavalderia. E’ perché sono stata molto fortunata, anche se la mia strada è lastricata di controlli e nel frattempo ho intrapreso un percorso interiore faticoso e altalenante.
E oggi, 17 aprile, è appunto uno di quei giorni faticosi e altalenanti. Un giorno tutto da vivere, al di là di ogni frase retorica, al di là di tutti i luoghi comuni, le paturnie, le tristezze e le esaltazioni. Nei cancer-blog americani spesso si usa il termine “celebrare” per indicare la necessità e l’attitudine ad innalzare la propria vita di fronte alla malattia. Da noi è meno frequente (il perché lo indaghiamo un’altra volta), ma vi dico solo che oggi ho nel cuore la sensazione che si prova quando si ascolta un bel gospel. Gratitudine, euforia, e un velo di tristezza per tutte quelle cose che non posso cambiare e che mi porterò sempre dentro. Il dolce sapore del miele di Anna Lisa, per esempio.
Un bilancio sintetico, ecco cosa ci vuole adesso. Cinque anni fa con un gesto semplice intuivo di avere bisogno del medico. Ero fiduciosa che non fosse niente, ma le cose non stavano così, e mi sono trovata di colpo a gestire una prognosi difficile da interpretare. Oggi, dopo avermi ribaltata come un calzino, i miei dottori mi hanno detto che va tutto bene. Non avrò mai la garanzia totale della guarigione, ma quel 17 aprile è sempre più lontano, e io sono ancora qui a celebrare la mia vita con una certa soddisfazione. E non mi sento invincibile, non mi vedo vittoriosa, ma – in gergo tecnico – so di essere ancora libera da malattia, e ne sono davvero felice.
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auguri di cuori e grazie per il messaggio di speranza che mandi a chi come me ha un futuro incerto e pieno di brutti presagi per la stessa diagnosi di tumore al seno.