Port-a-rauss! E lo IAP se ne va

Non importa che appena ho visto con quale oncologo avrei fatto la visita stamattina mi sia venuto un principio di orticaria, che poi evidentemente le festività natalizie devono avergli fatto bene perchè per la prima volta l’ho visto sorridere e toh, siamo magnanimi, anche un po’ gentile.
Non importa che per una visita per visione esami e la prenotazione dei successivi abbia trascorso in ospedale la bellezza di DUE ore, facendo su e giù con l’ascensore un discreto numero di volte (non deve venire qui – vada giù- no torni su – si faccia cambiare l’impegnativa – scenda al cup e se ci sono problemi faccia chiamare su – no signora non risponde nessuno, vada su…).
Passa in secondo piano anche il fatto che, se mi aspettavo il prossimo controllo verso fine anno, in realtà debba farlo ai primi di giugno, anche se solo con i markers.
C’è che finalmente è stata fissata la rimozione del PORT, per mercoledì prossimo, a mezzogiorno. L’ho messo quando? Aspetta… ecco l’utilità del blog, vado indietro a cercare e trovo le date con un click. Era il  30 maggio 2010 (link al post). Tirava tutt’altra aria.

Se oggi cammino a due centimetri da terra non è perchè se ne va una cosa che mi lega alla malattia, perchè francamente, al di là del fatto che se bastasse togliere il cateterino per prendere il distacco da quanto è successo sarebbe fantastico ma irreale, concretamente mi salta all’occhio la “faccenda” ogni mattina quando vado sotto la doccia. E’ sufficiente. Con molto amore per quello che vedo (per carità, provo un senso di tenerezza infinita verso me stessa quando mi guardo le cicatrici), il mio corpo segnato e ancora – irrimediabilmente ormai – completamente insensibile in tutta la zona sotto l’ascella dal braccio al seno e dietro la spalla, ma è impossibile non vedere. Per non parlare di tutto quello che mi porto dietro, in primis la pasticca quotidiana.

La mia gioia è dovuta al fatto che teoricamente, se lo IAP può andarsene, ho raggiunto una distanza tale dal rischio di riammalarmi (perlomeno a breve termine) da poter pensare di relegare il tempo della chemioterapia ad un brutto ricordo, più che ad un ipotetico futuro “bis”.  E per quanto il mio pensiero oggi vada a due persone che mi stanno particolarmente a cuore che ne sono ancora immerse fino al collo, io oggi, per me, mi prendo il diritto di essere felice.

Il post originale QUI

 

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2 risposte a Port-a-rauss! E lo IAP se ne va

  1. Camden ha detto:

    E io sono contenta per la tua felicità. Ricordo bene anche io il sollievo quando ho tolto il port-a-cath, mi sembrava di ritornare pian piano a rivedere la Rosie di prima, nonostante le cicatrici.
    Psicologicamente è davvero una cosa che aiuta nella risalita…

  2. Cecilia ha detto:

    Vedere scomparire qualsiasi cosa ci ricordi il passato è sempre un grande sollievo…anche se quando mi bucano tre volte alla ricerca della vena mi viene sempre da chiedermi perché non mi hanno lasciato il cvc !

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