Stavo riflettendo riguardo ad un articolo
pubblicato sul corriere di qualche tempo fa
qui..
Niente di più vero.
L’ho provato io stessa:il bisogno di
raccontare , di parlare e di essere ascoltata,
è inarrestabile. .
Probabilmente anche per la difficoltà
che trovi in chi ti sta accanto
che, certo involontariamente, non
riusce a capire cosa si prova
veramente quando si ha un cancro.
(L’ho scritto qui )
Il risultato è che , dopo , che mi sono tenuta dentro
tutto, nei sei mesi di chemioterapia,neadiuvante
prima dell’intervento
ho iniziato a scrivere, a parlare, a raccontare
come un fiume in piena
iniziando da (qui) e
talmente era grande questo bisogno
che ho aperto questo blog
Sono comunque stata fortunata nell’aver trovato
medici che mi hanno ascoltata,
sempre, senza mai darmi l’impressione di avere fretta.
lasciandomi parlare … parlare….parlare….
raccontare dei dubbi, delle paure
Ma ho anche ascoltato e
quando avevo bisogno di essere rassicurata
ho trovato nelle parole dei medici
quella rassicurazione che cercavo
.
Ci stavo pensando la settimana scorsa
quando sono stata al controllo dal cardiologo dell’Irst.
Ricordo la prima visita fatta proprio da lui
prima ancora di andare dall’oncologo.
Già mi agito quando mi si misura la pressione
in condizioni normali,
figuriamoci quanto sarà stata in quell’occasione a
qualche giorno dalla diagnosi di cancro!!
E proprio in quell’occasione il cardiologo mi disse
una frase che mi tranquillizzò non poco:
“non preoccuparti , noi ci prenderemo cura di te”
E c’è una grande differenza da un “curare” ad un “prendersi cura”
il post originale qui
si, è vero, c’è molta differenza. Che belle parole!
Ci prenderemo cura di te
…peccato che queste parole, e soprattutto i gesti concreti, siano solo nelle corsie degli ospedali. Fuori tutti sembrano negare che la vita è cambiata perché di cronico nelle malattie croniche come il cancro c’è la tua testa. Fuori dalle corsie sembra regnare il mondo dell’indifferenza.