La quarta

Ieri ho fatto al quarta terapia. In sintesi, mancano 40 giorni alla fine, ed è questo che conta.
Prima di tutto l’attesa è stata infinita. Per fortuna che c’erano mia madre e la signora Franca di Zocca, a tenermi compagnia. Franca è simpaticissima, ci ha invitate alla sagra delle castagne e ci ha indicato degli ottimi posticini dove mangiare i borlenghi, anche subito dopo la terapia, che fanno benissimo.
Durante la chemio c’è stato qualche inconveniente, così sono finita sdraiata con la flebo goccia a goccia. Interminabile. Dopo un’ora avevo finito gli argomenti di spettegolamento con mia madre ed ho cominciato a sonnecchiare. Prima ho creduto di vedere un angelo, e invece era la mia psico-oncologa, venuta a trovarmi. Poi ho rivolto gli occhi al crocifisso, e anche lui stava cercando di scappare! Si era allentato il chiodo dei piedi e se ne stava fermo lì, in posizione ginnica, con solo le mani attaccate, pronto a spiccare il volo. Faceva quasi pena.
Allora ho cominciato a studiare le mie compagne di stanza: c’era una signora simpatica dell’altra volta, e si era dovuta portare dietro la madre di 80 anni, che la guardava e diceva: “Non mi piace molto quella cosa che stai facendo”. C’era una prof di inglese che aveva molta voglia di tornare a correggere i compiti ed era follemente innamorata di Umberto Veronesi. C’era una fioraia elegantissima, con un foulard in testa che le scendeva morbidamente su una spalla (se lo faccio io al massimo sembro un fiammifero), molto arrabbiata perché doveva correre a sistemare dei fiori per un matrimonio. C’era una signora bionda con mollette leopardate in testa, pronta per uscire fuori con l’amica che l’accompagnava.
La signora Franca sostiene che noi donne guariamo così spesso perché abbiamo troppe cose da fare. Probabilmente c’è un fondo di verità.
Alla fine sono tornata a casa nel tardo pomeriggio, abbiamo mangiato una pizza, mi sono appoggiata sul divano e mi sono addormentata. Sentivo in sottofondo le voci di mio marito e delle principesse, ma ero esausta e non riuscivo ad aprire gli occhi.
Mi sono svegliata a mezzanotte, al buio, tutta coperta di giocattoli.

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