Gli accompagnatori si dividono in due categorie.
La categoria A include: quelli che si innervosiscono perché è necessario aspettare più del dovuto per un controllo o una visita. Sono quelli che fanno i polemici con le infermiere, ma i simpatici con i volontari. Sono quelli che quando tu rassegnato, fai, “è normale che ci voglia più tempo” ti rispondono sprezzanti e indignati “ah, allora, se sta bene a te!” e se ne vanno a fumare una sigaretta. Bevono il caffè dei pazienti dicendo che fa schifo. Non alzano gli occhi dal loro giornale se altri pazienti arrivano e non c’è più posto a sedere. Fanno polemica politica. Chiedono di accendere la tv in sala d’attesa. Sono servili con il tuo oncologo, ma se ne lamentano, non appena volta le spalle.
La categoria B include: quelli che anche se hanno 60 anni, danno i baci sulla testa della mamma 90enne come fosse una bambina, le portano una merendina morbida, le leggono le notizie sul giornale. Sono anche quelli che ci sono sempre, senza dire una parola, sempre lì accanto, aspettano l’esito dei controlli in assoluto silenzio, ogni tanto entrano in sala terapia per chiedere se va tutto bene, se serve qualcosa. Hanno paura tutto il tempo, ma non li schioderebbe nemmeno una bomba. Spesso vengono in gruppo (due fratelli, cognate, zii) e insieme al paziente fanno gruppetti animati ma generalmente benvoluti.
Io invece sono sempre da sola (tranne nel caso dei controlli importanti), un po’ per scelta e un po’ per necessità. Ma quando ho davanti gli accompagnatori di categoria A degli altri pazienti, nelle lunghe ore di attesa, non posso non pensare che è molto, ma davvero molto meglio così!
il post originale qui