Sto infilando, uno dopo l’altro, dei post nient’affatto divertenti e mi dispiace, ma tant’è.
Ho appena finito di leggere un articolo su Internazionale nella sezione Scienza preso dal New Yorker, di Atul Gawande e non vi cito il titolo sennò vi deprimete subito. Diciamo che affronta una questione molto molto difficile per chi è malato e devo dire che lo fa generando obiezioni e osservazioni che credo sia utile fare per tempo. Ma magari non andatevelo a leggere prima del finesettimana.
Ad ogni modo, la prima cosa a cui mi ha fatto pensare è la gratitudine verso il mio oncologo, Mr. Clint.
Come praticamente tutti (l’ho scoperto in seguito) io sono arrivata alla diagnosi in maniera piuttosto confusa. Benché avessi a disposizione veramente ogni tipo di risorsa (Obi all’epoca lavorava nell’ospedale dove sono stata presa in cura), forse proprio l’eccesso di zelo ha fatto un gran casino. E mi ricordo che erano in almeno 8 i medici il giorno che mi hanno dovuto comunicare il tipo di situazione in cui mi trovavo.
Nessuno di questi usò la parola cancro.
Tutti usavano la parola neoplasia.
Cazzo è la neoplasia???
Avevo capito che era roba seria, ma non appena usciti dall’ospedale, camminando storditi per strada, ho chiesto a Obi: “Ho il cancro, vero?”
Perché mica ero poi così sicura, cavolo, neoplasia, voi lo sapevate? Insomma, meglio sfatare ogni dubbio da subito.
Tra quegli 8 medici, per diversi motivi, non fu Mr. Clint a spiegarmi la mia situazione, ma un chirurgo. Brava persona, però un tantino sopra le righe, se capite quello che voglio dire.
Poco prima di cominciare la chemio, ma poco dopo quella giornata di diagnosi, ebbi invece modo di sedermi davanti a Mr.Clint e di parlare con lui. Non sapevo che sarebbe stata una discussione importante e andai da sola. Mi dispiace ancora oggi perché penso sarebbe stato molto importante che accanto a me ci fosse Obi e, in qualche modo, forse, anche mia madre.
Ebbene Mr. Clint fu molto chiaro, per niente emotivo, per niente freddo, mi spiegò che – con i farmaci ora a disposizione – il tumore che avevo non poteva guarire, essendosi esteso ai polmoni, ma poteva essere curato con terapie che mi avrebbero garantito una buona qualità della vita, anche molto molto a lungo. Molto a lungo mi piacque molto. Mi piacque molto anche buona qualità della vita, avevo una bambina di un anno e una di 3, buona qualità della vita era fondamentale.
Ad ogni modo, questa cosa che mi disse Mr. Clint io poi ci ho messo tanto tempo a capirla in tutta la sua sostanza. Ma penso sia la cosa di cui sono maggiormente grata in tutto il mio percorso medico, dopo l’ecografista libanese che per primo ha visto il tumore. Ogni tre mesi, è quella conversazione che ci ripetiamo, con Obi, con Mr. Clint, con mia madre che se la scorda ripetutamente, con me stessa quando è necessario. E se ho parlato di guarigione poco fa, non è che sia perché mi sono scordata che per me, dal punto di vista medico, non è al momento possibile, ma perché sto provando ad estendere il concetto di guarigione oltre il limite della medicina.
In seguito, quando, per le pratiche di invalidità, qualche stronzo dipendente zelante mi mise il dubbio che, tutto sommato, il mio sussidio non sarebbe durato tanto, tornai da Mr. Clint e con estrema chiarezza gli chiesi: “C’è qualche domanda che le devo fare? C’è qualcosa che mi deve dire? Hanno ragione a dirmi che non ho così tanto tempo davanti? Posso essere sicura che, se e quando, la mia situazione cambierà sarò la prima a saperlo e a prepararmi?”. E non è stato facile fare quelle domande, credetemi. Mr. Clint si fece una amara risata alle spalle dei dipendenti dell’invalidità e mi ripetè quello che sapevo: e cioè continuità della terapia e buona qualità della vita. Anche molto molto a lungo. E che sì, quando e se la mia situazione fosse cambiata, lo avrei saputo per tempo.
Ecco.
La chiarezza è una cosa importantissima per me.
Meglio cancro che neoplasia.
Meglio la verità, sempre.
Il post originale qui
Pingback: L’innominato | Oltreilcancro
Si è così ci vuole chiarezza, io ho trovato dei medici fantastici mi hanno detto subito che era carcinoma , quasi si scusavano di dovermi dare questa batosta, certo x un momento non ho capito più niente ma poi ho reagito e mi sono detta devi essere forte! Ho una bella famiglia che mi è vicino ,in questa situazione ho potuto capire chi mi era veramente amica e non è scappata . Certo quando viene la malattia non è più come prima ,non c’è giorno che non ci pensi , ma ho fiducia nelle terapie e la ricerca ha fatto passi da gigante .Forse il mio carettere mi aiuta anche se ne ho passate tante, ma ho sempre pensato che la vita va vissuta con tutto quello che ti porta anche se spesso non è bello.Viva la vita!!!
volevo segnalare questo sito (scritto da medici davvero in gamba e di cuore) e questo articolo…buona lettura: http://nottidiguardia.it/?p=666
è vero, bellissimo, grazie GinT!
Greeat read thankyou