L’ultima lezione di Randy Pausch

Dopo tanto tempo ho ripreso a leggere libri che parlano di cancro, anche se con qualche reticenza iniziale. Fortunatamente ho ricominciato da un bellissimo libro, “L’ultima Lezione” di Randy Pausch, ingegnere e professore di informatica presso la Carnegie Mellon University (CMU) di Pittsburgh, Pennsylvania.
Nel settembre 2006, a Pausch è stato diagnosticato un cancro del pancreas metastatizzato, che lo ha portato alla morte il 25 luglio 2008. Il 18 settembre 2007 il professore ha tenuto la sua ultima lezione pubblica, presso la Carnegie Mellon University, davanti a una platea di quattrocento persone. La “Last Lecture” di Pausch, intitolata “Realizzate i Vostri Sogni d’Infanzia“, in questi anni è diventata un vero e proprio caso mediatico. Nel video seguente, sottotitolato in italiano, potete vedere Pausch che espone brevemente i punti salienti della sua ultima lezione durante un talk show, ma se avete un’oretta di tempo e masticate un po’ di inglese vi consiglio assolutamente di vedere il video integrale della lezione. L’argomento trattato è senz’altro pesante (non a caso Pausch lo definisce l’elefante nel salotto), ma lui ne parla in maniera per niente stucchevole, molto sincera e fortemente coinvolgente, a tratti addirittura divertente. Insomma, merita.

Personalmente il libro e la lezione mi hanno commossa e profondamente colpita, non solo alla luce delle mie vicende, ma anche perché, con le dovute differenze, riconosco in Pausch molti tratti del mio carattere, in particolar modo i difetti tipici da nerd (lui si definisce pignolo, ossessivo e ipercinetico, e io, immodestamente, non credo di essere da meno), ma anche un identico approccio scientifico ed entusiasta nei confronti della vita.
Il punto è questo: un libro (o un video) di questo tipo servono davvero a qualcosa? In altre parole, sono in grado di far cambiare anche di poco la vita delle persone, e mi riferisco soprattutto a quelle che la salute ce l’hanno? Credo che Pausch si fosse dato una possibile risposta alla domanda (guardate il video e poi ditemi che ne pensate), mentre io, nonostante questi anni di blogterapia, ho ancora le idee piuttosto confuse. Mio nonno, d’altra parte, ripeteva sempre che l’unica esperienza che conta è la propria, il che vorrebbe dire che ascoltare le lezioni di vita degli altri serve a poco: magari ci commuoviamo, ci sentiamo coinvolti, ma poi torniamo rapidamente al nostro tran-tran e alla nostre paturnie quotidiane. E anch’io posso confermare che se avessi visto il video della Last Lesson prima di ammalarmi ne sarei rimasta senz’altro affascinata, ma non avrei spostato di molto il mio modo di agire e di distribuire le priorità.
In realtà, mentre Pausch esponeva alla sua platea quello che riteneva essere l’insegnamento essenziale della sua vita, io stavo facevo la chemioterapia, e scrivevo già su questo blog. Allora non avevo grandi insegnamenti da dare, e non ne ho neppure adesso, anche se ora ho le idee certamente più chiare sul senso dell’esistenza e soprattutto sul modo di impiegare le mie giornate.
Forse ho fatto quella famosa esperienza di cui parlava il nonno, ma soprattutto mi sono molto impegnata a realizzare i miei sogni (piccoli o grandi non importa), in una maniera non troppo distante da quella che Randy Pausch ha magistralmente provato a spiegarci.

Qui il post originale.

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5 risposte a L’ultima lezione di Randy Pausch

  1. Giorgia ha detto:

    Ora corro a vedere il video. Credo che tuo nonno avesse ragione, le esperienze degli altri ci toccano ma non ci muovono. E riconoscere nelle esperienze altrui la propria ce la fa sentire più universale. Grazie, Julia, bel post ispirato.

    • Juliaset ha detto:

      Grazie a te, “le esperienze degli altri ci toccano ma non ci muovono” è una bellissima espressione, credo che te la ruberò (a completamento della massima del nonno)!

      • Romy ha detto:

        Io ho letto questo libro poco dopo la morte di Pausch.
        Quest’uomo dovrebbe essere d’esempio per tutti noi.
        Difficilmente ho letto qualcosa di più bello, profondo, positivo e…e…”pieno”. Un uomo meraviglioso.

  2. evviola ha detto:

    Innanzitutto grazie per avermi fatto conoscere quest’uomo meraviglioso. Le sue parole mi hanno davvero colpita, tuttavia penso che la sua forza non stia solo nel suo discorso, ma nel modo in cui ha preso coscienza della sua malattia e della sua terribile fine. Vedere di fronte a sè la morte ed aspettarla è umanamente difficile, aspettarla come ha fatto lui è semplicemente coraggioso e ammirevole.
    Non so se le sue parole abbiano cambiato la vita di qualcuno, ma come lui dice al termine dell’intervento: l’importante è che queste parole arrivino ai suoi 3 meravigliosi bambini che poi possano trarne beneficio x una vita bella e appassionata. Questo mi ha commosso, ma mi ha confermato qualcosa che avevo iniziato ad intuire durante la mia malattia. Le persone che non subiscono personalmente, sulla loro pelle, un’esperienza di questo tipo non possono capire cosa significhi impegnarsi affinchè ogni giorno sia fantastico. Io vedo intorno a me persone che non hanno cambiato per nulla il loro modo di vivere. Loro che sono sane, loro che potrebbero fare più di me; loro che mi hanno visto stare davvero male, loro che mi hanno visto in una stanza mentre facevo la chemio. Loro vivono senza capire realmente l’importanza di ogni giorno, dando la vita x scontato.
    Ed in quel caso mi dico che sono + fortunata io che ho la salute ballerina e che mi godo ogni meraviglia della mia vita!

    • Juliaset ha detto:

      Ho scritto questo post di getto (infatti era pieno di erroracci, scusate), e mi conforta molto leggere che anche in altre persone ha suscitato sentimenti simili ai miei, che vanno al di là della semplice commozione. E così Randy mi ha fatto conoscere altre persone meravigliose…;-)
      Un abbraccio!

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