E’ quello che mi sono detta a fine cure: è ora di riprendermi la mia vita. Ma non me lo sono detto solo io, me lo hanno detto in tanti. Un mese fa circa ho terminato le cure per il tumore, e anzichè scoppiare di felicità sono entrata nel pallone più totale.
No, non sono masochista. E’ che non mi riconosco più come ero prima, sono cambiata fisicamente in maniera evidente e sono cambiati soprattutto i miei pensieri, il mio modo di guardare alle cose e le mie priorità. E allora, quale vita vado a riprendermi? Una vita che non è e non sarà mai più quella di prima? Una vita a cui non guarderò più come guardavo prima, visto che certezze e terrori sono cambiati radicalmente? Una vita in cui si è insinuato il terrore di riammalarmi di tumore e di non accorgermene per tempo, o peggio, che non se ne accorgano i medici?
E allora fissiamoci degli obiettivi. Ma obiettivi a breve termine, di statura ridotta rispetto a quelli che avevo prima, perchè sarò sincera, ora fatico a vedere me stessa proiettata in un domani lontano, per cui anzichè passi lunghi e ben distesi mi riesce meglio pianificarne di brevi ma consistenti. Da qui sono ripartita un mesetto fa.
Le prime cose a cui guardare entro un mese erano fondamentalmente due: tornare dalla reumatologa e recuperare il rapporto con mio figlio, dedicarmi a lui, aiutarlo a ritrovare la serenità.
In questo mese pian piano ho recuperato le forze, è tornata la primavera e gli orari di lavoro di mio marito si sono iperdilatati (praticamente in casa non c’è MAI, spesso solo per dormire), e le tre cose insieme mi hanno permesso di stare molto tempo con mio figlio. La verità: a volte è stressante (eh beh, col caratterino e l’energia che si ritrova…), ma più spesso è piacevole. Usciamo in bicicletta, facciamo la spesa, lavoriamo in giardino, chiacchieriamo, facciamo bricolage, ascoltiamo musica. E il Power parla, a volte mi dice cose che non mi sarei mai aspettata. Capita sovente che se ne esca dal nulla dicendomi che aveva paura che morissi, che non tornassi più dall’ospedale, e il fatto che mi dica queste cose in momenti di serenità e di distrazione mi fa pensare. Forse sta dando un nome a tutta quell’ansia che lo riempiva, forse ha proprio bisogno di riporre un pezzo di sofferenza che gli bloccava la gola. Non è poco. Io ho avuto le mie paure e le mie sofferenze, ma lui è un bambino che a sei anni ha avuto paura di perdere la mamma, perchè anche se nessuno gli ha detto in cosa consistesse realmente il mio male, lui non è nè cieco nè sordo, e i suoi pensieri li ha fatti, traendone le sue conclusioni. Deve aver sofferto in maniera spaventosa. E adesso ci sono delle certezze da ricostruire anche per lui.
La reumatologa sono riuscita a sentirla solo la scorsa settimana: si è spostata in un’altra struttura che per me è raggiungibile quanto lo era quella di prima, e quando mi ha detto di essere disposta a ricevermi il prima possibile ho letteralmente fatto i salti di gioia. Gli effetti delle ultime flebo stanno svanendo, da due giorni ho il collo bloccato (letteralmente, col collare da Robocop) e dolori al bacino, le ginocchia si irrigidiscono dopo qualche solo minuto di immobilità (mentre sto seduta per esempio, ma anche se mi fermo per due minuti davanti a uno scaffale del super): è ora di riprendere le cure per la spondi. Il tempo per organizzarmi e fare lo slalom tra i miei esami e le visite della mamma, ed entro un paio di settimane spero di riuscire a farmi vedere da lei.
Nel mentre, domani ho la visita cardiologica nel primo pomeriggio, da cui spero almeno di poter uscire chiudendo un capitolo assieme alla porta dell’ambulatorio.
E intanto mi fisso un altro obiettivo: sgonfiarmi. Perdere almeno dieci o quindici dei venti chili che mi ha regalato the breast cancer. Non dico immediatamente, ma almeno entro fine anno. Perchè non raccontiamocela, si ha poco da dire che è l’ultimo dei problemi, piacermi per me è ancora importante. Ed è ancora più importante tornare a muovermi agevolmente quel tanto che basta, alleggerire le mie ginocchia già provate dalla spondi e non aggravare ulteriormente la cartina geografica di capillari rotti, macchie rossastre e vene blu che mi ritrovo sulle gambe. In fondo ho solo trentotto anni, pochi per avere due gambe come una donna di settanta, e non mi riferisco al lato estetico.
Pensavo che prima o poi la mia vita sarebbe potuta tornare come prima, ma mi sbagliavo. No, come prima non tornerà mai più, ma francamente, non è che questa mi dispiaccia. E’ solo contornata da altre cose, cose che non posso evitare quindi sforziamoci di accettarle, e di trarne del buono. Facciamo in modo che non sia stato un anno buttato, traiamo da tutta questa storia tutta l’energia vitale possibile, o almeno proviamoci.
Non mi riprendo la mia vita, mi riprendo me stessa. Questa è la verità.
Il post originale QUI
Mi pare che invece te la sei già ripresa, la tua vita. Una vita diversa, ma sempre tua. E ti dirò – almeno per me è così – ancora più tua. E per dare i nomi alle cose, con tuo figlio, c’è tempo.
incredibile quante cose abbiamo in comune….stesso cancro, un figlio di sette anni anche io (che ne aveva 5 quando mi sono ammalata) e che come il tuo cucciolo, solo ora sta rielaborando quello che ha passato, problemi reumatologici che si sommano a quelli oncologici e chemii fanno correre da un medico all’altro senza sosta……che dire, ti capisco , davvero ti capisco….è dura riprendersi la propria vita, con questa roulette russa dei controlli ogni 4 mesi….ma i nostri figli hanno bisogno di noi e allora non rimane che lottare con tutte le nostre forze…….
Grazie Paola per la tua testimonianza, siamo compagne di corse multiple allora, e hai ragione, lottare per qualcosa che da la vita a noi stesse è la ragione per andare avanti a testa alta!
Ciao sono pietro, di anni 44, la tua testimonianza rispecchia tanto la mia storia, sono da gennaio 2011 che sono in cura presso l’oncologia di Treviso, dopo che un mese prima sono stato operato al testicolo di cancro con totale esportazione del testicolo, o subito 3 cicli di chemioterapia in questi mesi, anche perchè la tac di dicembre 2010 diagnosticava liinfonoti retrosternali ingrossati e una massa di quasi 5 cm sempre nella parte retrosternale, i cicli di chemioterapia sono stati quasi sopportabili, anche se gli ultimi giorni del 3 ciclo è stata dura, ma sono un uomo forte e determinato e ne sono uscito vittorioso, rifatta la tac a maggio u.s. con esito invariato rispetto alla tac di dicembre 2010 riguardo i linfonoti e la massa di quasi 5 cm, ha questo punto l’oncologo mi prescriveva l’esame Pet, grazie a Dio risultato negativo. Diagnosi dell’oncologo residuo tumorale spento. Ad oggi la mia vita, è cambiata radicalmente, vivo i miei giorni senza fare grandi progetti x il futuro, vivo la giornata e come si suol dire carpe diem, rispecchia tanto in mè, ringrazio il Dio di avermi dato un’altra giornata da vivere, cosa che prima non facevo, ero cosi tanto preso da altre situazioni pensieri proggetti lavoro che non pensavo ad altro, adesso penso al vero valore e al significato di poter esserci ogni giorno, tutto il resto non conta, non serve l’avere l’apparire o ben altro, quando basta un male e potrebbe essere tutto finito, lottare si e tanto essere ottimisti, non scoraggiarsi, e tanta determinazione sono alcuni elementi per andare avanti a testa alta. Spero di potermi riprendere la mia vita di prima, anche se so che non sarà più la stessa, ma penso tanto che nella vita ci sono altre situazioni peggiori della mia, durante i cicli di chemio ho potuto constatare di presenza, e queste constatazioni mi danno la forza per dire oggi io ci sono ancora, devo ritenermi un’uomo fortunato grazie a tutti ciao pietro.
anche per me è così. operata sei anni fa mastectomia radicale dx con scavo ascellare.linfonodi compromessi.iter solito di cure,di controlli.finale medesimo. credevo di riprendermi la vita. ma non è così. non si riprende un bel nulla. mi sento come su di un vascello in mezzo all’oceano in calma piatta ben sapendo che da un momento all’altro potrebbe arrivare una “tempesta perfetta”. ad oggi 29 novembre 2012 dichiaro che non so chi sono, ne dove sono, ne cosa vorrei fare. ho 50 anni e prima del disastro ero veramente l’opposto di ciò che non sono oggi sia caratterialmente che professionalmente.
“equilibrio cercasi” ……..e non sarà facile trovarlo…..