La dolcezza del piano inclinato

Qualche mese fa mi era sembrato di aver raggiunto un momento in cui mi sentivo di nuovo bene. Bene fisicamente.
Ero piena di energia, e mi godevo questa fase pensando che finalmente la nebbia si era diradata.
Ora invece sono di nuovo in un momento difficile. Forse a causa di un problema che, seppur non particolarmente grave, è comunque molto ma molto doloroso (e non si sa, ma forse è legato in qualche modo alla chemioterapia), sono ripiombata di colpo in uno stato che se non si può chiamare depressione, in qualche modo si colloca vicino. Sconforto. Stanchezza. Cose così.
Mi sento pesante, gonfia, goffa. Mi riesce difficile fare tutto, sono nervosa, irritabile, facile alle lacrime e sconsolata.
Poi – certo – mi faccio forza. Le persone intorno a me stanno già soffrendo troppo per tutta questa situazione e per una serie di altre evenienze che d’accordo fanno parte della vita, ma che sono così difficili da gestire e che contribuiscono in modo non indifferente a colmare la misura.
Io stessa continuo a soffrire vedendo che gli altri intorno a me – i miei cari – non stanno bene. E come mi ha detto qualche tempo fa un’amica, è probabile che affronterei tutto un po’ più serenamente se sapessi che i miei cari stanno bene. E invece, quando si preoccupano per me, quando si trascurano, quando impotenti assistono ai miei scatti d’ira o al contrario ai miei sfoghi lacrimosi….io sto peggio. E questo circolo è pericolosissimo e se portato avanti in questa direzione rischia persino di diventare infinito. Troppo aggrovigliato per ritrovarne il capo.
E allora io da una parte cerco di farmi forza, di continuare a essere positiva, di andare a prendere i bambini e giocare con loro come se niente fosse (che poi, queste “attività” sono come un balsamo), di andare in ufficio e prendere un caffè coi colleghi e a pranzo parlare di vestiti e vacanze. Anche perchè so che queste sono tutte cose che mi fanno bene. Non solo una cancer-centrica, non voglio che con me si parli solo di cancro, di malattia, di cure: voglio che le mie amiche mi confidino i loro problemi, voglio che i miei colleghi mi parlino dei pettegolezzi di quelli del piano di sopra. Voglio la normalità anche se ormai tutto ha un altro significato e un’altra cornice.
Però dall’altra parte i momenti cupi ci sono, quelli in cui non voglio vedere nessuno, quelli in cui darei qualunque cosa per non dover fare più una flebo, un esame del sangue, una visita. Quelli in cui, sic et simpliciter, sono stanca di soffrire fisicamente, di prendere antibiotici e antidolorifici.
Ed è in questi momenti che percepisco, proprio vicino a me, per esempio adesso qui di fianco al computer, un piano inclinato. Con una base sotto, esattamente in mezzo. Io sono sopra e mi sento come una pallina argentata, dura e lucida, liscia e splendente, che pericolosamente tende ad andare giù, perchè questa pallina è pesante.
Il piano inclinato è qui sotto di me, e lasciarsi andare – lo sento – sarebbe dolcissimo, la discesa sarebbe liberatoria e almeno per il tempo di arrivare giù mi sarebbe di aiuto e servirebbe a lenire i miei dolori e il mio stato d’animo.
La discesa sarebbe dolcissima.
Ma io sono forte. La malattia mi ha reso lucida, consapevole e determinata. So che devo resistere, non permettere alla pallina di scendere, che altrimenti ho paura che la risalita poi sia troppo difficile.
E peró avverto nettissima l’urgenza di definire la situazione e di risolverla: perché se un dolore fisico come quello di questi giorni è in grado di buttarmi giù in questo modo, di smuovere terreni e far diventare il mio percorso ancor più sdrucciolevole, ecco, allora tutto questo deve farmi riflettere. Vuol dire che di fondo c’è qualcosa che non va e io in qualche modo devo risolverla.
Ora peró non saprei come fare nè da dove cominciare, e allora investo le mie energie per cercare di resistere alla dolcezza del piano inclinato.

(Qui il post originale)

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4 risposte a La dolcezza del piano inclinato

  1. Rossella ha detto:

    Cara Biancaspina, leggo tutto trattenendo il fiato perchè ho paura che respirando in qualche modo le tue parole possano scomparire…mi emoziona tantissimo leggerti ed hai un modo di scrivere che il lettore entra a far parte del tuo mondo.Mi chiamo Rossella ho 50 anni ed a luglio 2011 ho finito l’ottavo ciclo di chemioterapia, cisplatino nell’addome taxolo in vena, cancro ovarico
    ti ammiro molto perchè io non sono riuscita a reagirie come hai fatto tu…..piangevo e mi disperavo mi sono stati tutti accanto, la mia famiglia, il mio compagno che ogni 21 giorni si alzava alle 5 del mattino per portarmi in ospedale, il ricordo che ho di lui è la sua testa appoggiata vicino ai miei piedi per riposare un po’, non mi ha mai lasciata sola e di questo lo ringrazio tanto. Vero tutto è cambiato, tutto quello che mi circonda e, a differenza tua, se le persone parlano di cose superflue non le ascolto mi sembrano tutte sciocchezze, discorsi inutili. Tu fai bene a non parlarne ma io lo devo esorcizzare e forse è per questo che ho pochissime persone vicino a me.
    “Il Mostro” è sempre in agguato ed io parlo al mio sistema immunitario e gli dico di stare attento e di papparsi subito una cellula maligna…so che lo può fare e lo deve fare.
    Grazie per le belle parole che sai regalare a tutte noi con questo terribile problema che ti toglie il respiro e paralizza ogni muscolo…puro terrore. Grazie di esistere. Ciao Rossella

  2. Arcobaleno ha detto:

    Cio’ che scrivi mi emoziona molto, poiche’ l’ho provato anch’io tanto tempo fa!!! E’ naturale sentirsi come travolti da “un qualcosa piu’ grande di noi”, che a volte ci appare ingestibile, ma….E’ gestibile!!! Continua a scriverci Biancaspina, a dialogare con noi, a sciogliere la paura, confontadoti con le paure di chi l’ha vissuto!
    Ognuno di noi ha avuto il suo modo unico e speciale di reagire, ma quello che conta e’ che HA reagito! Con grinta, caparbieta’ determinazione. Vedrai Biancaspina, ce la farai!ed anche se come dice Rossella, “il mostro e’ sempre in agguato”……il nostro sistema immunitario, ha messo gli attributi!! Un abbraccio da Annarosa-Arcobaleno

  3. ~ Gloria ha detto:

    Sai già che non devi scivolare. Lo so che lo sai. 🙂

  4. viola ha detto:

    Ringrazia il cielo che sei circondata da persone care che ti vogliono bene,la tua amica è una stupida nel dire che affronteresti la malattia in un altro modo se non ti fossero accanto,io non le ho avuti accanto ( mio marito si è trovato una sostituta nel caso della mia dipartita) è da loro e per loro che devi trovare dentro di te la forza di reagire,questo momentaccio passerà basta crederci!La vita è bella anche nella quotidianità con tutte le seccature e bisogna lottare per vivere il più a lungo possibile, impara ad apprezzare ogni giorno che ti svegli come un dono e vedrai che diventerai una persona diversa da prima del cancro però in positivo,certe cose non ce le cerchiamo ci capitano non possiamo fare altro che accettarle e trovare anche nella malattia qualcosa di positivo come quello di riuscire ad assaporare la vita e tutto ciò che essa rappresenta.

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