Da quando ho avuto il cancro non ho più paura dell’acqua alta, non ho più paura di tuffarmi e non ho più paura di bere mentre nuoto. Ho imparato che per stare a galla non occorre affannarsi ma basta muoversi lentamente e lasciarsi trasportare perché tanto galleggio. Sono sempre stata bene in acqua, ma era come se la volessi controllare senza che lei controllasse me: non mi spingevo troppo a largo, nessun tuffo dagli scogli, nessuna nuotata a testa bassa senza guardare avanti, in piscina sempre le vasche accanto al bordo per avere la sicurezza di poter posare una mano all’occorrenza. E se ci penso bene quella non era acqua, era il mio modo di avvicinarmi all’acqua. E tutto questo ‘mio’ mi ha stufato. Nuoto e galleggio e assaporo insieme al sale la gioia e la pienezza della decentrazione da me e dal groviglio di pensieri che solo nell’acqua mi lascia in pace.
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