Gli oncosmorzatori di entusiasmi

 Sono tra noi. Spesso li riconosci a distanza, altre volte sono insospettabili e il loro intervento ti arriva addosso come un secchio di acqua ghiacciata. Sono i Man In Black degli ex pazienti oncologici. Sono gli oncosmorzatori di entusiasmi. Lo smorzatore di entusiasmi lo conosciamo tutti. E’quello che quando dici “credo che questo week-end faremo una gita” risponde “Trova un piano B che tanto piove”. E’quello che quando dici “Guarda che bella pagella ha portato mio figlio!” risponde “Anche mio figlio era così all’età del tuo. Poi ha deciso di ripetere ogni anno due volte. Tanto fanno tutti ‘sta fine” (in campo genitoriale gli smorzatori vanno fortissimo). Insomma, sono quelli che prendono con due dita ogni altrui afflato di ottimismo, ogni slancio di vita nuova e ci si puliscono sopra i piedi, spiegazzandolo e strappandolo come se fosse un fazzolettino bagnato.

La vita dell’ex paziente oncologico, nemmeno a dirlo, non è certo risparmiata dalla presenza di questi distruttori di  iniziative. La categoria più comune è quella che reagisce alla notizia di una donna che si fa ricostruire il seno con la faccia scura e una serie di commenti che spaziano da “ma proprio non riesci a stare lontana dalla sala operatoria?” a “ma non era meglio se restavi com’eri? Tanto chi lo vedeva?”. Si ha quasi l’impressione che possano stimarti solo finché porti su di te la stimmate della malattia. Se cerchi di recuperare al danno estetico, perdi l’aura di santità (che loro ti hanno appioppato e che a te fa anche abbastanza ridere). Sono quelli che alla notizia della mia gravidanza difficile hanno commentato dicendo “ma è colpa tua se rischi di abortire? Era proprio il caso di volerci provare?”. Sono quelli che le volte che è andata male hanno ribadito il concetto “Ma dai, che ti accanisci a fare, hai già la tua bambina, non pensarci più…”. “Mi piacerebbe fare l’intervento per correggere la miopia…” “Ma non ti sono bastati sei mesi praticamente vissuti dentro un ospedale, vomitare di continuo, tutti i controlli che fai ancora oggi? Vorresti anche vederci bene?”.

Insomma, non è facilissimo conviverci. E’seccante il modo in cui il tuo passato venga sempre tirato in ballo, il modo in cui diano quasi a intendere che ogni tua scelta di vita normale altro non sia se non una rivalsa sul tuo corpo, come se prendessi scelte avventate per dimostrare chissà cosa a chissà chi. Come se il fatto di avere avuto il cancro dovesse per forza fare di te un frate trappista che ha la tendenza a condurre una vita con un profilo particolarmente basso. Sono quelli che quasi insinuano nel cuore di chi – suo malgrado – ci sbatte contro il sospetto che il voler vivere una vita normale sia un desiderio azzardato, una pretesa illegittima, una forma di ingratitudine alla vita. Come a dire “già è tanto che sei vivo, accontentati delle briciole e sii una versione addomesticata di te stesso”. Eh no. Vi svelo un segreto. L’ho capito dopo anni, sia chiaro, e ancora a volte dimostro di farmi prendere da questa visione che spesso la società ha dell’ex paziente oncologico ma…abbiamo il diritto di non accontentarci delle briciole. Se fossimo fatti per le briciole, saremmo passerotti. E al diavolo i sensi di colpa.

Abbiamo il pieno, sacrosanto diritto di reclamare la vita che abbiamo desiderato e viverla. Abbiamo il diritto di raggiungere i traguardi che sognavamo con gli strumenti che la medicina e le nostre forze ci mettono a disposizione. E se non possiamo raggiungerli per sopraggiunta impossibilità fisica, abbiamo non solo il diritto ma anche il DOVERE verso noi stessi di fare quanto è in nostro potere per avvicinarci quanto più possibile a quel traguardo, anche se fa male, anche se ci attira addosso critiche, anche se dall’esterno è difficile capire. Abbiamo il diritto di riprenderci il nostro corpo, di riportarlo alle condizioni di partenza o, se preferiamo, di mostrarlo così come la malattia ce lo ha lasciato. Abbiamo il diritto di spingerlo oltre il limite, di chiedergli due volte un miracolo, di combatterlo e fermare le sue follie per ottenere quello che vogliamo dalla vita. Abbiamo il diritto alle impennate di fierezza, a dire “no, io non mi accontento perché sono giovane, perché so che se qualcuno mi aiuta posso ottenere quello di cui il mio cuore – non il mio orgoglio ma il cuore – ha bisogno. Abbiamo tutti questi diritti e li dobbiamo esercitare.

Ma abbiamo anche un dovere, un dovere importantissimo. Fondamentale. Non dobbiamo mai, in nessun caso, anche quando i nostri azzardi ci fanno ritrovare col sedere per terra e il cuore spezzato, essere gli oncosmorzatori di entusiasmo di noi stessi.

 

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Sistemi che non rispondono

Dopo il cancro, il corpo cambia. Lo cambia la malattia. Lo cambiano le cure. Lo cambiano le sfortunate combinazioni di eventi che forse hanno causato il cancro stesso. A volte, i sistemi si impallano. A volte la malattia è in grado di muovere i fili degli apparati che ha devastato anche dopo anni, anche quando ormai non ce n’è più traccia. Il mio sistema immunitario, ad esempio, tende ad andare fuori controllo.

Il più delle volte, ci si convive serenamente, coi propri acciacchi. I nostri nuovi limiti ci sono per lo più indifferenti. Per lo più. Perché a volte accade di chiedere al nostro corpo di compiere un piccolo miracolo. Il piccolo miracolo per antonomasia. Non sempre è possibile. A me è andata male tre volte su quattro. Probabilmente, sono stata anche fortunata. No, togliete il probabilmente. Io sono stata molto fortunata e basta.

E quando scegli di tentare e va male…be’, che ve lo dico a fare. Il senso di colpa va oltre a quello fisiologico di chi vede scivolare via il proprio piccolo miracolo. In certi casi il dolore ha implicazioni diverse. Non più forti o più gravi: il dolore è dolore. Sono solo implicazioni diverse. Interviene la mortificazione. La sensazione di essere stati arroganti, di aver avuto la pretesa di chiedere alla vita ancora qualcos’altro quando era già stata più che generosa. E’una bastonata dritta dietro la nuca che arriva per aver avuto l’ardire di alzare la testa. Di averla alzata di nuovo quando già potresti accontentarti. Nel mio caso, mi è negata la possibilità di dire “a volte accade e nessuno sa perché”. Io lo so perché accade. Lo so chi è che attacca. Lo so che non dipende dal caso ma da una parte di me che perde il controllo, che non capisce, che non riconosce. Al dolore si affianca un senso di colpa diverso. Sottile. Crudele. La sensazione di aver provocato dolore a tanti per gettarsi in un’impresa quasi disperata. E’un afflato di vita che muore perché qualcosa di davvero brutto ti ha toccato. E’la famosa iena in soffitta che ogni tanto sento ancora ridere.

Lucidamente, si sa bene che amare e voler amare, vivere e voler vivere non sono colpe. Ciò non toglie che la percezione emotiva è molta diversa. Fa parte del prezzo che si paga. E’la parte di te che non tornerà come prima e che non riuscirai a rendere migliore attraverso il dolore. Gli anni passano e sempre meno devi averci a che fare, per fortuna, ma ogni tanto la si deve guardare nuovamente negli occhi.

A volte è difficile andare d’accordo col proprio corpo. A volte si percepisce l’enorme distanza tra quello che si vorrebbe facesse e quello che può fare. La rabbia triste è la peggiore. E’la rabbia meno costruttiva e meno lucida. Ma non sempre c’è scelta, e forse è quasi una fortuna perché devi prendere di petto il dolore, passato, presente e futuro, e farci i conti a viso aperto. E dopo si fa un bel respiro e si riprende a vivere.\

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Repubblica.it “Oncoline”

oncoIl Codice e Timenn con piacere informano che Repubblica.it, in collaborazione con AIOM (Associazione Italiana Oncologia Medica) ha aperto un canale chiamato ONCOLINE. All’interno la possibilità di accedere ad informazioni di natura scientifica, testimonianze di pazienti ma soprattutto, un sevizio  utile a chi si trova nella condizione di dover “gestire” un tumore. Diagnosi precoce, cure innovative, nutrizione, ecc ecc e…… BLOG, sono infatti presenti 6 blog, due dei quali sono i nostri, Romina “ilcodicedihodgkin “ e Claudia, Timenn con “Questione di stomaci”.  Nel Codice tratteremo di vita quotidiana durante le terapie, i tips and tricks che possono aiutare ad affrontare al meglio gli effetti collaterali, gli aspetti psicologici, la vita col cancro dal punto di vista di un malato molto giovane, piccole riflessioni rivolte a chi vive vicino al malato, la vita “dopo” e molto altro.. In Questione di stomaci verranno presi in considerazione i problemi che si devono affrontare quando si guarda negli occhi “il tumore allo stomaco”, e tutte le domande che di conseguenza salgono dal cuore alla bocca. Racconteremo anche la storia di qualche amico dell’Associazione “Vivere senza stomaco si può” sperando possa essere di aiuto.

BLOG Oncoline

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La mia vita senza stomaco – il libro

avatar blogHo incontrato il cancro allo stomaco sulla mia strada quando avevo 35 anni (nel mezzo del cammin di nostra vita potrei dire…). Volentieri gli avrei ceduto il passo, per farlo passare senza guardarlo negli occhi, ma questo non è stato possibile.
Dopo un’iniziale, comprensibile, fase di disorientamento ho cercato invece di affrontare questo nemico, ho cercato di capire chi fosse, ho cercato di accettare il fatto che la mia vita non sarebbe più stata la stessa, che avrei dovuto imparare a vivere senza stomaco ancora in giovane età.
E mi sono trovata in un mondo a me sconosciuto con troppo poche indicazioni su come avrei dovuto affrontare questa nuova condizione (Vedi questo post scritto cinque anni fa: Dopo l’operazione il nulla)
Se si ha un nemico, forse è bene conoscerlo nel profondo, ho pensato. Così, superato il letterale terrore iniziale, ho cominciato a cercare notizie e informazioni che poi condividevo con le persone del gruppo Facebook che ho amministrato per sei anni, in una sorta di intreccio di vita con le persone che vivevano il mio stesso percorso .
Da tempo pensavo anche al fatto che avrei dovuto scrivere un libro su questa esperienza di vita, a tratti così particolare da farmi sentire quasi aliena in un mondo che per tanto tempo ho percepito come composto da persone normali mentre io mi sentivo diversa, cosi diversa.
Ci sono voluti 12 anni per superare le esitazioni, ma adesso il libro è qui.
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Ho cercato di raccontare fin nei dettagli cosa vuol dire vivere con un organo in meno, come si vive davvero senza stomaco.
La mia è un’esperienza di lunga conoscenza con il tumore allo stomaco e ho voluto metterla a disposizione di tutti in questo libro, grazie alle possibilità offerte dal self publishing.
Volevo scrivere un libro che riassumesse i problemi principali della vita dopo una gastrectomia, del mangiare senza stomaco, dell’affrontare le carenze post resezione gastrica, del trovarsi spaesati dinnanzi a una vita molto diversa da prima, quasi sempre con pochissime informazioni per il dopo.
Il libro si trova qui in ebook:

http://www.amazon.it/mia-vita-senza-stomaco-gastrectomizzata-ebook/dp/B01DMSV5G4

e anche qui:

https://store.kobobooks.com/it-it/ebook/la-mia-vita-senza-stomaco

qui in versione cartacea:

http://ilmiolibro.kataweb.it/libro/biografia/233239/la-mia-vita-senza-stomaco/

Si può ordinare nelle librerie Feltrinelli, online e in negozio:

http://www.lafeltrinelli.it/libri/fiorino-rosanna/mia-vita-senza-stomaco-12/9788892312715

A breve sarà in vendita anche presso altri store online in versione cartacea con ISBN 9788892312715.

Con il ricavato di questo libro farò una donazione al Gruppo di Ricerca sul Cancro Gastrico Gircg:

http://www.gircg.it/

Questo è il video con cui ho voluto raccontare il mio libro con immagini e musica:

Il post originale è qui:
https://camdenrosie.wordpress.com/2016/04/02/la-mia-vita-senza-stomaco-il-libro/

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Il signor H – Domande e Risposte

spillo Finalmente mi ci sono messa: ho raccolto le principali domande che mi avete inviato e che mi sono posta in questi mesi…e ovviamente le relative risposte! Ho provato a raggrupparle al meglio e ad essere più chiara possibile. In ogni caso resto a disposizione per qualsiasi chiarimento o per altre domande (che, ovviamente aggiungerò alla lista).
Questa è la sezione che ho dedicato a tutto ciò sul mio blog: FAQ – Domande frequenti.

Spero possa esservi utile. A presto.

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Di ovaie, di uova e di progetti che fanno passi avanti…

spillo Stamattina ho fatto un tour ospedaliero non da poco…ed è tutto andato meravigliosamente bene! Davvero una mattina positiva!!
La mia situazione ovarica è ufficialmente attiva: il controllo post-primo mestruo è andato bene e pare che tutto sia ripartito come si deve. La tensione finalmente si allenta… questa questione, come già sapete, era decisamente prioritaria e sentire un responso super positivo mi ha davvero riempita di gioia. Finalmente qualcosa che fila dritto come l’olio senza nessuna complicazione!
Sono quindi andata in ematologia a comunicare questa notizia alle mie dottoresse ed anche lì, ecco un’altra bella notizia che mi aspetta: i vetrini, riesaminati anche dallo staff che mi segue, hanno confermato l’esito negativo della biopsia. Niente malattia. Niente Signor H. Fantastico.
E, come dicono, non c’è due senza tre, quindi ecco qua un’altra splendida notizia: ho finalmente parlato con le persone che mi aiuteranno con il progetto del libro per l’AIL. Quattro ragazze meravigliose, quattro meravigliosi sorrisi. Ci siamo fatte un po’ di chiacchiere, hanno dato un’occhiata al blog, ho parlato un po’ di come vorrei che fosse e a loro l’idea è piaciuta moltissimo. Le ho viste davvero entusiaste ed ora lavoreremo per portare avanti questo lavoro. Sprizzo di gioia.
Vi ricordo, che fino al momento in cui non avrò una data di stampa (e, ovviamente, vi farò sapere) aspetto i vostri post. Ne ho raccolti una ventina e leggere il vostro punto di vista mi ha davvero emozionata. Spero di riceverne ancora. Nel caso qualcuno non sapesse di cosa sto parlando, vi lascio il link qui.
Un abbraccio super sorridente e tantissimi auguri di buona Pasqua a tutti voi!
PS: Per festeggiare tutte queste belle notizie mi sono fermata allo stand dell’AIL a comprare due uova di pasqua enormi per me e per il mio amore (sì, lo so, sono grandina ormai, ma a queste cose ci tengo ancora eheh). Ne voglio approfittare per rompervi un pochino le scatole: ci sono un sacco di associazioni che vendono le uova di pasqua a scopo benefico. Magari non avranno il regalo supermegadivertente come altre (che poi, nella maggior parte dei casi, parliamone, non è niente di che), ma regalano a qualcuno qualcosa di molto più importante di un giochino. Quindi, date quei pochi spiccioli a chi volete, ma fatelo a fin di bene 😉
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La fine delle favole…

spillo …è spesso e volentieri “e vissero sempre felici e contenti”.
Che la mia favola non fosse ancora giunta a questo sperato finale l’avevo già capito qualche giorno fa. E’ bastato vedere lo sguardo delle mie dottoresse che vacillava per fare tremare il castello di carte che mi ero costruita. Ho avviato il dischetto della TAC ed ho osservato ancora una volta quel “qualcosa” che dentro di me non andava. E non ci sono reali motivi per cui dovessi già pensare all’ipotesi peggiore, ma dopo la prima brutta notizia era come se sentissi che le cose non stavano andando nel verso giusto. Tutti i sintomi che pensavo fossero solamente nella mia testa si sono improvvisamente fatti largo diventando reali sensazioni.
Dopo aver consultato pagine e pagine su internet mi aspettavo veramente di tutto…ma non avevo assolutamente tenuto in considerazione il dover letteralmente ricominciare tutto il mio percorso da capo. E no, non parlo della terapia…devo arretrare ancora di più: il prossimo passo è una nuova biopsia. La PET ha individuato di nuovo positività al centro del torace, quindi nel giro di una settimana prevedono un nuovo intervento per prelevare ed esaminare uno dei linfonodi. Nel caso risultasse effettivamente malato si dovrà poi pensare a nuove e diverse soluzioni, ma per adesso è necessario affrontare un passo alla volta.
Devo ricominciare a scrivere pagina dopo pagina un nuovo percorso. Questo, ancora una volta, non è altro che l’inizio. Adesso, esattamente come un anno fa, è il momento di reagire. Il lieto fine della mia favola per adesso dovrà aspettare.
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Di nuovo in giostra

Marmotta_Mia Tutto come da programma.
L’oncologo mi ha visitata, ha constatato il buon andamento post-operatorio e mi ha riportato i controlli a tre mesi. “Per il primo anno” ha detto, quasi scusandosi. Poi, sulla lettera per il medico di base, ha scritto, a malincuore, “recidiva”.
Ho accolto la sentenza con una buona dose di rassegnazione: non mi aspettavo niente di diverso.
Si risale sulla giostra dei controlli ravvicinati, quella che va così veloce che appena finisce un giro, inizia subito il successivo.
Ogni controllo richiede un paio di giorni lavorativi, articolati su circa tre settimane:

  • giorno 0: impegnativa dal medico di base per le analisi del sangue (un quarto di giornata lavorativa)
  • giorno 3: prelievo per le analisi del sangue (un quarto di giornata lavorativa – meno male che l’esito si può ritirare on-line)
  • giorno 10: uno o più esami tra ecografia, risonanza magnetica, TAC, RX torace (da mezza a una giornata lavorativa, a seconda che serva la preparazione al mezzo di contrasto oppure no)
  • giorno 20: visita con l’oncologo (almeno mezza giornata lavorativa)

Se tutto va bene, si può tirare il fiato per tre o quattro settimane, prima di iniziare a preoccuparsi per il controllo successivo.
Vita da paziente oncologica, vita con l’orizzonte corto, in cui non si può guardare tanto avanti, perché là in fondo potrebbe esserci il vuoto. Vita in giostra, con le emozioni che salgono e scendono veloci, dalla speranza alla paura, e poi di nuovo. Su e giù, su e giù.

A me piacciono le giostre.

Quelle con i cavalli, però.

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Rosso di sera…

spillo Finalmente una buona, meravigliosa notizia!!! Sono ufficialmente mestruata! Quasi quasi non ricordavo come fosse fatto un assorbente dopo un anno di riposo ovarico. …che sinceramente, stavo poi bene anche senza, ma visto che temo tremendamente le conseguenze, moooolto meglio così.
…bel tempo si spera?? Almeno così dicono… quindi speriamo che questa scia di positività resista fino a martedì e che dal cielo inizi a piovere qualche altra buona notizia, che tutta questa attesa inizia a farsi pesante!

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Signor H…che mi combini??

spillo No. La dottoressa non mi ha detto che va tutto bene. Nella Tac c’è qualcosa che non va: “A livello mediastinico si apprezza incremento dimensionale dell’impegno adenopatico a livello del mediastino anteriore con presenza di massa adenopatica […] e modico incremento dell’impegno adenopatico del mediastino medio” dice il referto, che in poche parole significa che la massa tra i polmoni, il punto dal quale era partita la mia malattia, si è ingrossato. Ora…io non mi fascio assolutamente la testa prima di averla sbattuta e il mio sorriso non vacilla, ma le antenne le tengo dritte più che mai.
Di nuovo mi ribalteranno come un calzino e la prossima settimana farò PET, esami del sangue, visita, tutti i controlli del caso. Di nuovo un giorno sì e uno pure in ospedale, di nuovo silenzio durante le telefonate e i pasti. Di nuovo la me più tranquilla che viene fuori cercando di tranquillizzare gli altri e riderci sopra. Speriamo però che questa volta le cose prendano una piega totalmente diversa da un anno fa. Eh sì, perché è passato esattamente un anno dalla TAC che ci ha mostrato per la prima volta il Signor H…e mi sembra di avere già dato abbastanza! No??
Finger crossed!!!
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